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LA "ROADMAP" PER GESTIRE L'ANSIA DA TERREMOTO

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Ancora oggi la paura, coda del terremoto che ha colpito il Centro Italia lo scorso anno e riportato alla memori dai recenti terremoti delle Marche e dell'Isola Ischia, può colpire anche chi non è stato coinvolto direttamente ma è stato esposto al racconto di amici o persone care, provocando improvvise e inaspettate con ansia e fobie soprattutto nei bambini.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità mette tra le prime cause di disturbi psicologici traumatici acuti, o Disturbo Post Traumatico da Stress, le calamità naturali devastanti, in primis i terremoti. A seguire troviamo la guerra, gli incidenti aerei, gli attacchi terroristici, le violenze di genere e gravi incidenti stradali, con perdita di vite e beni.

Contrariamente a quanto solitamente si crede il “Disturbo Post Traumatico da Stress” può insorgere anche immediatamente dopo una catastrofe, se questa comporta la perdita della propria casa, la sensazione di pericolo per la propria vita, l’assistere al ferimento o alla morte di persone care o conosciute, e i sintomi possono compartire anche qualche settimana dopo, per protrarsi fino a 6-8 mesi dall’ evento scatenante.


IL TERREMOTO È UN TRAUMA SPECIFICO

In chi è stato coinvolto direttamente o se piccolo, è stato esposto  a eccessiv e immagini sul terremoto, la paura principale è che "la casa crolli".
Il veder “cadere” le mura delle case  e/o degli edifici simili a quelli che si conoscono, attiva la paura che anche le proprie "mura interne", le proprie certezze, le sicurezze, le "difese", appunto, possano cedere e non proteggere dalle difficoltà o dal "crollo" psicologico.
Questo perché la casa, il quartiere, il paese, la città le rappresentano in modo specifico per ognuno.

La casa è il proprio "rifugio" fisico ma mentale, quello di cui si ha bisogno per potersi muovere nel mondo con sicurezza e all'età giusta, allontanarsi anche fisicamente dai propri cari o dalla propria casa per studiare, lavorare o andare a vivere con il proprio partner. 

Dopo un terremoto il mondo. per molto tempo. non può essere più visto  come prevedibile e sicuro, nulla sarà mai più come prima, ma se aiutati, si può andare avanti e convivere con l’esperienza subita e anche godersi dei buoni momenti di serenità.


I FATTORI IN GIOCO

L’evento traumatico per essere tale deve essere inaspettato, non controllabile e non prevedibile. 
Di fronte a questi accadimenti, le reazioni possono essere molto differenti, soprattutto in relazione all'età degli individui, allo stato psicologico, alla situazione personale e familiare, all’entità della perdita subita e agli elementi di riparazione e aiuto incontrati sia nell’immediato che successivamente.

In chi è stato coinvolto direttamente nel terremoto, la prima reazione è di panico e terrore, che possono manifestarsi attraverso agitazione, grida e disperazione o come un “blocco” sia fisico che psicologico, che impedisce di reagire e, ad esempio, mettersi in salvo o adottare tutte quelle misure che sono state insegnate e apprese per far fronte ai primi momenti in cui il terremoto si manifesta.
Basti pensare alle prove di evacuazione che i bambini sono abituati a fare a scuola insieme ai loro insegnanti e collaboratori scolastici, una o due volte l’anno.

Dopo il terrore o l'inibizione compare l'ansia, anche molto forte, e questa può restare per molto tempo, accompagnata a ansia e attacchi di panico, sogni traumatici, flashbacks (ricordi e immagini improvvisi e inaspettati) dell'evento vissuto e improvvisa depressione, delle vere e proprie improvvise “cadute” in stati depressivi acuti.


I PRIMI MOMENTI

Nei primi momenti post-trauma è importante seguire dei protocolli precisi, aiutare le persone a sentirsi al sicuro fisicamente, in salvo, accolte e comprese in tutti sentimenti contrastanti che provano.

Fondamentale è l’aiuto nel trovare i propri familiari o gli amici o le persone care che erano con loro, nonché permettere per quanto possibile di recuperare degli oggetti, delle cose care che simbolicamente rappresentano “ciò che si è salvato” e che quindi fungono da tramite e ponte verso il futuro e quindi verso la “ricostruzione”, non solo materiale ma anche interna, rispetto alla distruzione portata dall'evento drammatico.


I TEMPI DI AZIONE

Nel breve termine le persone possono essere facilmente aiutate attraverso l'ascolto se hanno bisogno di parlare, o con l'accettazione del loro silenzio se non riescono ancora a farlo.

In un secondo momento sarà possibile pensare ad un supporto più specifico, psicoterapico o anche farmacologico, in modo da permettere una remissione dei sintomi il più rapida possibile e un ritorno ad una “normalità” e a un equilibrio soddisfacenti.

L’operazione richiederà comunque a tutti molti mesi e, in qualche caso, anche qualche anno.


I BAMBINI HANNO MINORI DIFESE

I bambini, per come sono strutturati psicologicamente, hanno meno difese e meno strumenti personali per poter comprendere, accettare e anche reagire e agli eventi negativi. Necessitano di particolari attenzioni da parte di genitori, insegnanti e operatori sanitari, dei pediatri, degli psicoanalisti e degli psicoterapeuti.

Alcuni potrebbero non reagire “emotivamente”, né piangere ma somatizzare e quindi avere mal di pancia, mal di testa, vomito, dolori diffusi.

Possono manifestare comportamenti regressivi riprendere a fare pipì a letto, non dormire da soli e tutti fare brutti sogni. I bambini più grandi invece possono sviluppare una paura per gli estranei, non voler rimanere mai da soli, cercare continuamente la presenza dei genitori e avere un attaccamento maggiore, apparentemente “morboso” ma causato dal timore di perderli, di essere separati da loro, paura che “torni” il terremoto.
Timori causati da quanto successo o riattivati se erano passati.


LA "ROADMAP", TABELLA DI MARCIA, PER AIUTA A GESTIRE LA PAURA

Ma una persona adulta cosa può fare per tranquillizzare un bambino rispetto alla paura del terremoto?

1-Comprendere
La comprensione di quanto è successo è sicuramente un elemento fondamentale.
Il terrore sorge dove finisce la capacità di comprendere, poiché aiuta a contenere le emozioni negative.

2- Consolare
Dopo il primo momento in cui i bambini hanno solo bisogno di essere consolati e gli adulti di essere accolti e assistiti nel loro bisogni psicologici e materiali.

3-Spiegare
E’ particolarmente importante spiegare che cosa sono i terremoti, come si verificano, quali sono i sistemi preventivi per poter limitare i danni, chi sono e cosa fanno i Vigili del Fuoco, che cos'è la Protezione Civile, in modo da rendere “familiare” una situazione totalmente insolita e sconosciuta anche per quanto riguarda l'organizzazione dei soccorsi, capitata improvvisamente e che ha o può stravolgere la loro vita.

4-Rassicurare sulla presenza ovunque di “amici” e soccorritori esperti
Sapere che ci sono persone specializzate nei soccorsi, è sempre molto rassicurante per i bambini.e non solo.

5- Parlare della paura di rimanere “soli al mondo”
La comprensione emotiva quindi deve essere sempre accompagnata, al momento giusto, da spiegazioni che facilitino la comprensione razionale di quanto accaduto, l’elaborazione e l’accettazione.
In un primo momento i bambini potranno avere reazioni inattese, di “ascolto muto” o attonito, e i genitori avere l'impressione di non riuscire ad essere efficaci, ma la mancanza di risposta non significherà mancanza di comprensione.
A distanza ai bambini torneranno in mente tutte le parole ascoltate e li aiuteranno nei momenti di difficoltà, quando si troveranno soli, “facendo loro compagnia”.

6-Allontanare i sensi di colpa
E’ importante che i bambini vengano messi chiaramente e subito di fronte al fatto che avere paura è normale e che non è un difetto o una “colpa”.
Sentirsi in colpa e che può essere causa anche di disturbi futuri ansioso-depressivi, anche futuri.

7-Parlare di se stessi e dei propri ricordi
Le paure di perdere i genitori, i fratelli, i nonni, gli zii, gli amici, il propri animali domestici con cui si è cresciuti, sono le prime "paure", ataviche.
Ma anche queste paure possono essere affrontate pensando che le persone a cui si vuole bene vivono con noi, nella nostra mente, ogni giorno e vivranno per sempre nei nostri ricordi, insieme a tutte le cose buone vissute insieme.
Questa possibilità di "custodia" e "recupero" dentro se stessi, è un fattore "riparativo" molto forte che permette di andare avanti, di amare  e sentire che sarà possibile continuare ad essere amati.

8-Stare di nuovo insieme agli amici
La possibilità di vivere l’ansia parlandone con i genitori, fa stare meglio.
Riprendere le normali attività, scuola, sport, musica e rivedere amici, insegnanti, mister, coach, fa sentire che tutto va avanti e aiuta tornare alla normalità.

Per i bambini la ripresa della scuola e della routine quotidiana, è sempre “una festa segreta” difficile da comunicare ma che ogni adulto, prestandoci attenzione, può rintracciare nella propria memoria come un momento atteso anche se un po' temuto e che alla fine,difficilmente deludeva.


Adelia Lucattini


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Intervista ad Adelia Lucattini della scrittrice e giornalista Sara Ficocelli
"Come gestire la paura e l'ansia provocate dal terremoto"
Pubblicata su Il Tirreno.it - Benessere & Salute -Italia Mondo



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