Fiabe e racconti da sempre avvicinano i bambini a mondi lontani, misteriosi, fantastici e affascinanti attraverso la fantasia e l'immaginazione .
Da sempre nelle fiabe ci sono racconti di avventure e pericoli, di mari tempestosi, draghi "sputafuoco", streghe cattive, maghi inquietanti, cacciatori buoni, personaggi insoliti come gnomi, e fate, galeoni volanti, castelli misteriosi o dalle mura insormontabili, con re e regine, principi e principesse, animali parlanti.
Scampati i personaggi potranno ritrovare una casa, avere nuovi amici, imparare cose nuove, conoscere nuovi mondi. Tutto quello che avranno passato, li aiuterà a diventare più forti, a cominciare una nuova vita e ad avere un futuro migliore.
Anticipazione di fantasie e preparazione al cambiamento della crescita ma anche a realtà particolari quali emigrazione e migrazioni.
I
BAMBINI ARRIVANO DA LONTANO
I bambini che con le loro famiglie, con i genitori o talvolta anche da soli, affrontano grandi cambiamenti, di paese, lingua e scuola, sono come i bambini che popolano le fiabe e che attraverso mille peripezie sia interiori che reali, alla fine tornano o trovano "una casa" in cui vivere e crescere con genitori e fratelli, naturali o "adottivi", con la loro famiglia naturale o anche una "nuova" famiglia che li ha accolti amorosamente, finalmente al sicuro, in salvo.
I bambini che con le loro famiglie, con i genitori o talvolta anche da soli, affrontano grandi cambiamenti, di paese, lingua e scuola, sono come i bambini che popolano le fiabe e che attraverso mille peripezie sia interiori che reali, alla fine tornano o trovano "una casa" in cui vivere e crescere con genitori e fratelli, naturali o "adottivi", con la loro famiglia naturale o anche una "nuova" famiglia che li ha accolti amorosamente, finalmente al sicuro, in salvo.
Nel
lavoro con i bambini migranti di qualunque nazionalità e provenienza, le necessità per uno psicoanalista infantile che
li incontra in un contesto di prevenzione o talvolta di cura, sono tante:
1 - comprendere che cosa dicono o non riescono a dire
2 - farsi capire e far capire che pur essendo diversi, a volte tanto diversi, è possibile trovare un modo per intendersi e che
3- l'analista conosce qualcosa del suo ambiente e del suo mondo, anche di quello da cui proviene lui stesso se non è nato in Italia o da cui provengono i suoi genitori.
1 - comprendere che cosa dicono o non riescono a dire
2 - farsi capire e far capire che pur essendo diversi, a volte tanto diversi, è possibile trovare un modo per intendersi e che
3- l'analista conosce qualcosa del suo ambiente e del suo mondo, anche di quello da cui proviene lui stesso se non è nato in Italia o da cui provengono i suoi genitori.
COS'È
LO "SPAZIO TRANSIZIONALE"?
Queste
conoscenze articolate e complesse, sono un bagaglio di cui l'analista che
lavora con i bambini migranti e i loro genitori, ha necessità per poter
costruire un'“area intermedia”, transizionale come l'ha definita nel 1941
Winnicott, pediatra e psicoanalista.
L'area
transizionale che è un luogo reale, lo studio dell'analista o una stanza
apposita con i giochi, carta, matite e penne, ad esempio in una scuola, in cui
i pensieri, le emozioni e gli aspetti culturali possono trovare un luogo e uno
spazio in cui esprimersi.
Lo
spazio transizionale è allo stesso tempo reale perché è il luogo in cui
il bambino e l'analista s'incontrano e mentale perché può diventare
un'astronave, un battello o paesaggio incantato. Di questo spazio l'analista si
fa garante permettendo così a pensieri, emozioni, immagini, suoni, parole
espresse mentre si gioca e attraverso il gioco, di manifestarsi, esprimersi ed
esistere per poter essere comprese e condivise.
E GLI "OGGETTI TRANSIZIONALI"?
E GLI "OGGETTI TRANSIZIONALI"?
Gli "oggetti transizionali" solitamente sono giocattoli anche se il più conosciuto è la "coperta di Linus"!
Morbidi e soffici, colorati o bianchi, comunque siano appartengono sia alla mamma o al papà che al bambino.
Ripetutamente stretti, sfiorati, "giocati" insieme, permettono al bambino di sopportare il proprio stato di "separatatezza", di essere un'altra persona, rispetto alla mamma e dal papà, facilitando il passaggio inizialmente angoscioso dal mondo interno al mondo esterno, dal me al non-me, attraverso proprio questa zona "intermedia", di confine, tra dentro e fuori di sé, tra il bambino e l'altro di cui i giochi sono dei "mediatori".
I giocattoli hanno un grande valore per i bambini proprio perché rappresentano le persone a cui vogliono bene, quando queste sono lontane, al lavoro o mentre i bambini sono a scuola, rappresentano la possibilità mentale, emotiva e affettiva, di rimanere in contatto con loro, sentirli "vicini" e presenti mentre aspettano di rincontrarli.
Sono oggetti reali, ad esempio una bambola ed al tempo stesso simbolici "una principessa".
Così come il tappeto su cui giocano è al tempo stesso un tappeto e il tappeto volante di Aladdin.
Morbidi e soffici, colorati o bianchi, comunque siano appartengono sia alla mamma o al papà che al bambino.
Ripetutamente stretti, sfiorati, "giocati" insieme, permettono al bambino di sopportare il proprio stato di "separatatezza", di essere un'altra persona, rispetto alla mamma e dal papà, facilitando il passaggio inizialmente angoscioso dal mondo interno al mondo esterno, dal me al non-me, attraverso proprio questa zona "intermedia", di confine, tra dentro e fuori di sé, tra il bambino e l'altro di cui i giochi sono dei "mediatori".
I giocattoli hanno un grande valore per i bambini proprio perché rappresentano le persone a cui vogliono bene, quando queste sono lontane, al lavoro o mentre i bambini sono a scuola, rappresentano la possibilità mentale, emotiva e affettiva, di rimanere in contatto con loro, sentirli "vicini" e presenti mentre aspettano di rincontrarli.
Sono oggetti reali, ad esempio una bambola ed al tempo stesso simbolici "una principessa".
Così come il tappeto su cui giocano è al tempo stesso un tappeto e il tappeto volante di Aladdin.
RICONOSCERE
LE TRACCE DEI CUCCIOLI D'UOMO
La
migrazione lascia sempre una traccia importante nella mente dei bambini, sia
che ne siano stati coinvolti in prima persona sia che siano portatori
dell’esperienza dei loro genitori, attraverso narrazioni e proiezioni inconsce.
L’analisi
è quello spazio-luogo che rende possibile la costruzione il dialogo interno
attraverso l’edificazione di linguaggio comune o di una “nuova lingua” in cui
possano confluire i diversi idiomi, psichici e culturali, antropologici e
sociali, del bambino e dei suoi genitori, e che trovino nell'analista un
“mediatore culturale intrapsichico” tra l’inconscio del bambino e l’inconscio
dei suoi genitori.
COME
UNA CACCIA AL TESORO
Non
tutti i bambini migranti/emigranti o figli di genitori migranti/emigranti avranno bisogno di un
analista, molti di loro conducono una vita normale e serena, si ambientano con
facilità nel paese in cui arrivano, soprattutto in ambiente scolastico,
specialmente se provenienti da culture africane, caratterizzate da un ambiente
familiare allargato ed un gruppo “socializzante”, i bambini vengono cresciuti
“in comunità”.
Questo
accade anche ai bambini italiani che per ragioni di lavoro
o per necessità familiari devono trasferirsi all'estero con la propria
famiglia.
Il
paese in cui vanno a vivere può essere vissuto positivamente soprattutto se
tutte le differenze e le novità vengono "cercate" come in una
caccia al tesoro e indizio dopo indizio, arrivano a conoscere bene il posto
dove vivono e gli altri bambini che lo popolano.
I
nuovi amici saranno il vero "tesoro"!
QUANDO
VIENE CHIESTA UNA CONSULTAZIONE ANALITICA?
I
bambini che arrivano in un nuovo paese, emigranti, migranti o rifugiati che siano, europei o extra-europei, arrivano alla consultazione analitica solo se manifestano un qualche disagio soprattutto in ambito scolastico, dove sia per
le richieste intellettuali, sia per l'apprendimento di una seconda o a volte
terza lingua, sia per le regole di comporto tipiche del processo di
“scolarizzazione” che è diverso da paese e paese, sia per problemi legati alla
separazione dai genitori che rimangono a casa o lavorano e dai fratelli che
frequentano altre scuole o si trovano in altre classi. Spesso semplicemente per lo "shock emotivo" che un cambiamento così importante comporta.
Qualunque
tipo di disagio più profondo, del bambino e talvolta del nucleo familiare, trova
un luogo “principe” dove potersi manifestare proprio a scuola.
In tutti questi casi può essere indicata una consultazione psicoanalitica.
PERCHÉ L'ANALISI FUNZIONA?
In tutti questi casi può essere indicata una consultazione psicoanalitica.
PERCHÉ L'ANALISI FUNZIONA?
La terapia psicoanalitica e l'analisi danno delle risposte efficaci e spesso in tempi rapidi, soprattutto se si tratta di bambini. a molti tipi di situazione, siano esse traumatiche, reattive, d'ansia, fobie, depressione o disagio.
Naturalmente è importante tenere presente la reattività individuale, personale, del bambino e come il bambino abbia risposto all'evento traumatico, cioè come abbia reagito e si sia "attivato" o "bloccato".
Poiché i cambiamenti riguardano direttamente o indirettamente anche i genitori, da questo nasce l'opportunità e la questa risposto ma anche la necessità di fornire un sostegno e un aiuto "tecnico", professionale, ai genitori e al nucleo familiare allargato a fratelli e nonni, quando ci sono.
Ogni bambino risponde in modo diverso ed ha tempi leggermente diversi anche in relazione alle proprie risorse personali precedenti all'evento.
Le esperienze cliniche ci hanno mostrato che interventi mirati specifici, effettuati da persone competenti e professionalmente preparate, sono efficaci.
L'elaborazione del trauma, della paura e dei dispiaceri ad esso legati, apre a nuove frontiere interne ma anche reali, la paura può trasformarsi in coraggio e diventare un motore che possa portare a nuove avventure.
L'analisi rimette al centro l'"energia vitale" che una volta recuperata o scoperta permette di affrontare le difficoltà.
L'analisi rimette al centro l'"energia vitale" che una volta recuperata o scoperta permette di affrontare le difficoltà.
CHE
COSA CAMBIA PER I BAMBINI CHE FANNO UN'ANALISI?
1 - Attraverso
l’analisi i bambini riescono a affrontare e risolvere i problemi di
apprendimento, linguistici, di lettura e scrittura, nelle relazioni con i compagni e nelle relazioni
familiari che spesso si rivelano fin dall’inizio e talvolta in corso d’opera,
molto complesse.
2 - Con alcuni bambini talvolta è stato necessario rintracciare nella memoria un genitore scomparso talaltra individuare gli aspetti dolorosi e scissi dovuti alla perdita, altre volte ancora portare alla luce verità “indicibili” e alla coscienza perdite non sopportabili.
3 - Altre
volte il disagio è causato dalla difficoltà a conciliare la doppia appartenenza
culturale e una identità complessa al paese di origine dei genitori e al
“paese ospitante”, in cui vivono, o al paese di origine di uno dei due genitori
che può essere anche occidentale, e al paese di origine dell’altro genitore con
problematicità specifiche per ogni area geografica di provenienza (Africa,
Asia, Americhe, etc.).
TRASFORMARE I FANTASMI IN "LARI"
TRASFORMARE I FANTASMI IN "LARI"
Il lavoro psicoanalitico, consiste non solo nell'affrontare il problema e aiutare a risolvere i disturbi e sintomi sul momento e a distanza, ma di creare un processo interno di trasformazione, di "pensabilità"degli avvenimenti, che faccia sì che "i fantasmi", le esperienze dolorose (i lutti, le perdite, i grossi dispiaceri, i fallimenti, i grandi cambiamenti) che aleggiano in un continuo "presente" nella mente e nei luoghi in cui vivono i bambini e i loro familiari, spaventandoli, si possano trasformare in "ricordi" ed essere collocati per sempre nel "passato", diventando come i "Lari".
I "Lari" erano le anime buone degli "antenati" della Roma dell'Età Imperiale che, sotto forma di statuette di terracotta, legno o cera, venivano custoditi con cura in appositi scrigni, ruvidi fuori e dorati all'interno, in un luogo dedicato della casa.
Questo luogo era fisico (una nicchia "speciale") e della mente (pensati lì e amati dai loro discendenti), oggetti transizionali (perché statuette reali ma anche "spiriti"), in uno spazio "transizionale" (in una nicchia reale ma anche un "luogo" della mente) per sempre vicini a coloro che li avevano amati, da cui erano stati amati e da cui discendevano.
Ormai interiorizzati diventavano gli "spiriti protettori" di grandi e piccini, vegliavano sul buon andamento della famiglia, delle proprietà e delle attività di tutti.
DAL "NAUTILUS" ALLO "SHUTTLE": I BAMBINI SONO IL FUTURO
Nello splendido libro per ragazzi "Ventimila leghe sotto i mari" in cui dei viaggiatori -naufraghi soccorsi e ospitati dal misterioso Capitano Nemo imparano a conoscere le meraviglie dei fondali marini, Jule Verne descrive con una bella metafora le profondità dell'inconscio esplorabile grazie ad un capitano esperto (l'analista) insieme a compagni di viaggio (i genitori, fedeli alleati) e gli amici (il gruppo di riferimento).
I genitori partecipano con loro alle "esplorazioni", di persona o attraverso gli incontri da soli con l'analista, sempre comunque presenti nella mente dei figli e nella mente dell'analista, anche quando attendono a casa, in sala d'attesa o altrove.
In un altro romanzo, "Dalla terra alla luna, in 97 ore e 20 minuti", Jule Verne racconta le avventure di coraggiosi protagonisti che utilizzando una "capsula a forma di proiettile" entrano nell'orbita della luna!
La "navicella spaziale" è anch'essa una metafora dell'analisi e della stanza dell'analista, simbolo del "viaggio" verso nuovi orizzonti, nuove esperienze e mondi nuovi.
La "navicella spaziale" è anch'essa una metafora dell'analisi e della stanza dell'analista, simbolo del "viaggio" verso nuovi orizzonti, nuove esperienze e mondi nuovi.
Grazie all' "analisi-shuttle" ("shuttle" in inglese significa sia "missile" che "progetto") i bambini vanno incontro al loro futuro più forti, con più coraggio, più sicuri e motivati poiché la realtà e la loro vita diviene conoscibile, esplorabile, aperta alla speranza, più leggera poiché meno dolorosa quindi fronteggiabile e sostenibile.
COME TANTE
STELLE COMETE
Ogni
bambino ha una sua stella ed è anche una piccola stella cometa per gli altri
bambini, fratelli, sorelle, cugini, amichetti e compagni di classe o di
squadra.
La
luce che ogni stella emana, lascia una traccia, un senso di bellezza e stupore,
una curiosità che spinge a farsi domande e cercare risposte, che scaccia la paura del nuovo e del diverso,
che porta a diventare dei "piccoli esploratori" e creativi "inventori", a sviluppare la
fantasia, conoscere nuove lingue, appassionarsi ad altri paesi, a guardare
lontano partendo da chi hanno vicino, a immaginare "l'infinito e
oltre" contando in miglia terrestri, in leghe marine, in anni-luce senza
sforzo, giocando.
Adelia Lucattini