Molti
scrittori e ricercatori in ambito letterario parlano di “poetica della lettura”
sottolineando quanto il leggere e quello che si legge, faccia “la differenza”
nella vita delle persone, sia da bambini che da adolescenti che da adulti.
Recenti studi scientifici di neuro-psicobiologia, hanno
evidenziato un benefico della lettura nella prevenzione il decadimento delle
capacità cognitive negli anziani e in una certa misura sull’invecchiamento del
cervello.
A
livello psicologico, indubbiamente la lettura aumenta la capacità di attenzione
e concentrazione, rilassa, distrae, appassiona e migliora la vita, rendendo più
felici.
Ma
in che modo la lettura influenza il cervello? Sarà proprio vero, come azzardano
alcuni ricercatori, scienziati e letterati, che “un libro al giorno leva
l’Alzheimer di torno?”
E
quanti lettori sono consapevoli o hanno mai pensato di aver usato libri per
aumentare il loro Quoziente Intellettivo (QI)?
E,
nel complesso, la lettura rende davvero più intelligenti?
Riferendomi
alla letteratura scientifica attuale, cercherò di rispondere a tutte queste
domande in modo sintetico, comprensibile, scientificamente corretto.
OGNUNO HA IL SUO TIPO DI INTELLIGENZA
La
lettura può rendere più intelligenti agendo in modo specifico su alcuni
funzionamenti mentali e psichici. Secondo il modello Raymond Cattel
l’“intelligenza cristallizzata” (la capacità di utilizzare competenze e
conoscenze acquisite con l’esperienza), sull’”intelligenza fluida” (la capacità
di comprendere e risolvere problemi che non dipende da conoscenze pregresse),
sull’“intelligenza emotiva” che secondo Peter Salovey e John D. Mayer è la
capacità di controllare i sentimenti ed emozioni proprie e altrui, distinguere
tra di esse e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e
le proprie azioni e la “capacità associativa” il collegamento rapido per
associazione psichica di ricordi, fatti, emozioni per cui, secondo la
psicoanalisi, la memoria psichica non è un dato totalmente precostituito, essa
non si ricorda semplicemente ma si costruisce.
Secondo
Mednick proprio nella capacità associativa delle idee, risiederebbe la
caratteristica del “pensiero creativo” che “il mettere insieme, in modo utile,
idee di solito lontane l’una dall’altra”.
CHE COS’È
IL “QUOZIENTE INTELLETTIVO”?
L'intelligenza
è costituita da un insieme di caratteristiche complesse che interagiscono tra
di loro e che possono essere misurate con dei tests psicodiagnostici che le
“misurano” quantitativamente ed il cui risultato complessivo viene chiamato
Quoziente Intellettivo.
Secondo
la scala internazionale, il QI è quanto una prestazione sia intellettuale che
pratica (le cosiddette "abilità prassiche") si allontana dalla media della popolazione.
Per
convenzione, la media viene considerata 100, questo vuol dire che con un
punteggio superiore a 100 si avrà una prestazione superiore alla media e al di
sotto il contrario. Solitamente si considerano normali QI tra 85 e 115
(all'interno dei quali ricade circa il 68% della popolazione) e si considerano
prestazioni da deficit intellettivo punteggio inferiori al 70.
Lo
psicologo tedesco William Stern ha sviluppato la misurazione del QI nei primi
anni del 1900. Il suo sistema utilizza i punteggi di un test di intelligenza
insieme all'età per determinare dove un individuo cade nello spettro
dell'intelligenza rispetto ad altre persone, ovvero è stata stabilità
un’intelligenza “media” facendo una valutazione statistica. L'intelligenza,
come definita e misurata in questo test, è una combinazione delle capacità di
risolvere i problemi, acquisire nuove conoscenze e impegnarsi in ragionamenti
astratti.
Naturalmente
il QI non misura “esattamente” l'abilità intellettuale.
La
cultura, l’istruzione e altri aspetti della storia di ogni persona possono
modificare le risposte ad alcune domande dei test con cui si misura il QI, ciò
significa che le persone con la stessa capacità innata o latente possono
potenzialmente avere QI diversi e che nel test possono esserci alcune imprecisioni
nella misurazione.
Un
punteggio elevato in un test QI si basa anche sulla motivazione di un
individuo; voler fare bene il test e credere che il test sia importante, sono
correlati con punteggi più alti.
La
lettura modifica la mente in una miriade di modi ma non tutti sono rilevabili
con i tests o emergono dai punteggi del QI (Quoziente Intellettivo).
La
lettura consente alle persone di costruire la loro intelligenza cristallizzata.
L'intelligenza cristallizzata è tutta la conoscenza fattuale, le figure e i
dati, che una persona conosce. È l'enciclopedia della mente. Man mano che le
persone leggono di più, le informazioni si aggiungono alla loro “banca dati” di
informazioni di base.
L'intelligenza
fluida è più astratta. Implica la capacità di risolvere problemi, rilevare
schemi e giungere a una comprensione globale indipendentemente
dall'intelligenza cristallizzata.
La
lettura e l'intelligenza fluida hanno una relazione reciproca; la lettura
addestra il cervello delle persone per rilevare meglio schemi più significativi
e man mano che le persone fanno queste connessioni, capiscono meglio cosa
leggono.
Alla
capacità di fare associazioni è anche legata l'intelligenza emotiva.
COSA DICE LA SCIENZA?
Nel
2013, due psicologi, David Comer Kidd ed Emanuele Castano hanno pubblicato un
lavoro in cui spiegano che la lettura della narrativa migliora la teoria della
mente di un individuo.
La
teoria della mente è essenzialmente una misura dell'empatia e della capacità di
una persona di capire come gli altri pensano e sentono. Secondo questo studio,
le persone che leggono la narrativa sono significativamente migliori
nell'identificare le emozioni di altre persone perché “gli stessi processi
psicologici sono usati per navigare nella narrativa e nelle relazioni reali”.
Derek
Beres afferma che “leggere è un ottimo modo per esercitarsi nell'essere umani”.
Ma
forse l'aspetto più affascinante di come la lettura può rendere più
intelligenti è il modo in cui aumenta la connettività cerebrale.
La
lettura non coinvolge solo le parti del cervello che gestiscono il linguaggio
ma anche anche il movimento e la sensazione. Quando le persone leggono, una
parte della loro mente entra nel corpo dei personaggi, anche questa connessione
rimane per un periodo dopo la lettura.
In
uno studio su studenti universitari con il compito di di leggere il romanzo
“Pompei” di Robert Harris, i ricercatori hanno scoperto che i legami tra la
corteccia temporale sinistra, il centro linguistico del cervello e il solco
centrale, la parte del cervello che gestisce i movimenti e le sensazioni
fisiche, sono risultate potenziate. La lettura quindi, può aumentare anche le
capacità sensoriali del corpo.
LEGGERE MODIFICA LA MENTE E IL CERVELLO
Dal
punto di vista scientifico è più corretto pensare i benefici derivanti dalla
lettura, non in termini di semplice "miglioramento dell'intelligenza"
ma piuttosto di come "cambiamento del funzionamento mentale".
La
lettura se anche può non essere in grado di modificare le capacità di base (la
predisposizione individuale), può però aumentare le nozioni e i fatti che si
conoscono, consentire di identificare meglio modelli e schemi di funzionamento,
aumentare l’empatia, migliorare la capacità associativa e le capacità reattive
individuali.
Le
ricerche attuali su come la lettura influenzi la mente, mostrano come leggere
sia particolarmente importante nei bambini e negli adolescenti che per loro
natura sono in continua crescita e sviluppo.
Anne
E. Cunningham e Keith E. Stanovich scrivono che “la lettura produce dividendi
significativi per tutti, non solo per i bambini intelligenti o per i lettori
più abili. Spesso gli insegnanti si adoperano in tutti i modi per aumentare le
capacità dei loro studenti, con grande dispendio di energie, ma c'è almeno
un'abitudine modulabile a seconda dell'età che è di per se in gradio di
migliorare le abilità, ed è proprio la lettura che inizialmente può anche
essere proposta come ascolto di una lettura da parte degli insegnanti e
proseguita a casa con letture fatte dai genitori. Letture anche brevi ma che
veicolano affetto, attenzioni, cure e sapere in un sol colpo!
Concludendo,
la lettura non è certamente una “pillola magica” che fa aumentare
improvvisamente l'intelligenza, ma leggere può fare la differenza per le
persone che lo fanno poiché induce insensibilmente, col tempo, un cambiamento
rendendo percepibile a se stessi come si sia modificata la propria visione
delle situazioni, delle persone, dei fatti della vita.
Non
ultimo, la lettura permette di fantasticare, di volare in mondi nuovi e
universi inesplorati, tornare su strade frequentate e amate, fa compagnia,
occupa il tempo, stimola la creatività, rilassa, rasserena, appaga, intriga,
appassiona e spesso rende più felici e non di rado francamente soddisfatti!
Adelia Lucattini
Vai alla Fonte
Articolo di Adelia Lucattini
"Leggere rende più intelligenti?"
su MedicItalia.it -Blog Medici
Fonte foto
Il Carmagnolese
Quotidiano Online