Dopo i “neuroni-specchio” che permettono al bambino, attraverso il riconoscimento di se stesso nell’altro
come in uno specchio appunto, lo sviluppo del linguaggio e di alcuni comportamenti che si apprendono per
“imitazione”, alcuni studiosi dell’Università dell’Arizona (Gothard, Mosher e Zimmerman) hanno individuato
e descritto la presenza di altri neuroni “speciali”, i cosiddetti “neuroni-occhio”. Questi neuroni individuati la
prima volta nell’amigdala di alcuni primati, sono attivati esclusivamente dai movimenti oculari e solo tra
individui della stessa specie. Come segno clinico, quando sono in azione la pupilla si dilata (midriasi).
Nell’uomo la dilatazione della pupilla è espressione di un’attivazione emotiva importante anche inconscia,
sia positiva, la contentezza, che negativa, la paura. I neuropsicobiologi si sono subito messi all’opera per
studiare il loro funzionamento.
Ma partiamo dall’amigdala.
Si tratta di una parte del cervello a forma di mandorla, da cui prende il nome,
è allo stesso tempo il centro cerebrale delle emozioni e la sede dei neuroni-occhio, che si attivano quando
gli sguardi s’incrociano. Le immagini statiche del viso, come in una fotografia o in un disegno, non sono in
grado di attivare i “neuroni-occhio”, soltanto un occhio in movimento, anche in un video, un film o come le
immagini dei dipinti antichi in cui il soggetto segue con lo sguardo l’osservatore. In questo modo “si
accendono”, attraggono l’attenzione, suscitano un brivido o un’emozione. Lo sguardo è fondamentale nella
comunicazione umana, permette di cogliere e trasmettere sensazioni, intercettare intenzioni, intuire il
carattere di chi abbiamo di fronte. E non a caso i complimenti sugli occhi fanno sempre molto “colpo”,
perché arrivano dritti al cuore di chi li riceve, suscitano emozioni profonde, attivando attenzione, curiosità e
interesse verso chi li fa.
Tipicamente le persone felici, emozionate, trepidanti, hanno la pupilla dilatata, quando questo accade,
l’altro è percepito come più disponibile, interessato, ben disposto, più “bello”. Poiché la pupilla si dilata
anche al buio, gli studiosi del comportamento umano ipotizzano che anche per questo gli incontri romantici
o le situazioni di relax siano più gradevoli se in penombra, di notte, al lume di candela. Naturalmente
l’occhio e i suoi neuroni specifici, sono in grado di riconoscere e registrare in tempi rapidissimi anche
reazioni ostili, antipatiche o aggressive, funzionando come un vero “sensore”, un radar che orienta o aiuta
nei rapporti e nelle relazioni.
I neuroni-occhio nella prima infanzia.
Questa scoperta ha suscitato particolare interesse negli
psicoanalisti infantili che si occupano dell’osservazione delle primissime relazioni madre-bambino. Fin dai
primi giorni di vita i neonati comunicano con la mamma e il papà attraverso un continuo ed intenso scambio
di sguardi e ammiccamenti, cercano gli occhi e lo sguardo dei genitori, fissano intensamente la mamma
mentre vengono allattati. I bambini nutriti con “latte e amore”, amore che passa anche attraverso la
comunicazione visiva, crescono più sereni, più sicuri, forse anche più sani. Anche durante il successivo
sviluppo, il bambino ha bisogno e “chiede” attenzione prima con lo sguardo e poi con le parole. In pratica
chiede di essere riconosciuto con gli occhi e con la mente.
È quindi importante cercare gli occhi dei bambini fin dai primi giorni di vita, dialogare con loro con parole e
sguardi, sorridere, ammiccare, fare “faccette” spiritose, trasmettendo anche così il proprio affetto e
interesse per il bambino e solo per lui. Un rapporto unico e speciale, che sarà la base per tutti i rapporti
futuri. Gli sguardi si possono incrociare solo in due, nel tu-per-tu, come un collante primordiale, affettivo e
profondo.
Adelia Lucattini
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Articolo di Adelia Lucattini, Psichiatra psicoterapeuta e Psicoanalista pubblicato su
D-Repubblica.it - Benessere
SIPSIeS.ORG
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