Le domande da porre e i comportamenti da osservare: due professionisti che i ragazzi li conoscono bene si interrogano sui segnali che i genitori dovrebbero imparare a cogliere.
Che i genitori lo vogliano o meno, tutti i figli diventano adolescenti. “È la natura: i cambiamenti sono inevitabili perché legati allo scatto puberale, è una questione ormonale”, spiega Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista con studio a Roma. “Certo non è facile abituarsi al cambiamento ed è normale che generi un terremoto emotivo in madri e padri. La grande sfida è riuscire a controllare la trasformazione più comune alla paura, cioè la rabbia. Oppure il suo opposto, la paralisi mentale”. Ma se è vero che si tratta di un passaggio fisiologico, resta che i ragazzi si trovano ad affrontare una zona grigia in cui possono sorgere dei disturbi veri e propri, da qui la domanda: esistono dei campanelli di allarme che anticipano eventuali disagi? Insomma, i genitori possono armarsi di un decoder capace di captare i segnali di pericolo?
Che i genitori lo vogliano o meno, tutti i figli diventano adolescenti. “È la natura: i cambiamenti sono inevitabili perché legati allo scatto puberale, è una questione ormonale”, spiega Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista con studio a Roma. “Certo non è facile abituarsi al cambiamento ed è normale che generi un terremoto emotivo in madri e padri. La grande sfida è riuscire a controllare la trasformazione più comune alla paura, cioè la rabbia. Oppure il suo opposto, la paralisi mentale”. Ma se è vero che si tratta di un passaggio fisiologico, resta che i ragazzi si trovano ad affrontare una zona grigia in cui possono sorgere dei disturbi veri e propri, da qui la domanda: esistono dei campanelli di allarme che anticipano eventuali disagi? Insomma, i genitori possono armarsi di un decoder capace di captare i segnali di pericolo?
I sintomi da osservare
Partiamo
dal presupposto che un adolescente si comporta necessariamente in modo strano.
"Questo però non significa che sta succedendo qualcosa di negativo,
semplicemente che i suoi pensieri sono attratti da affari privati di qualche
natura, che non sempre è indispensabile indagare, magari relativi alla sua
sfera emotiva", chiarisce Domenico Barrilà, psicoterapeuta e autore di
numerosi saggi come Tutti Bulli e Noi restiamo insieme (Urrà, Feltrinelli).
Lucattini parla di "depressività" come di un fenomeno che non deve
allarmare. "È normale che un adolescente sia malinconico, si chiuda nella
sua stanza, parli poco… quello che ci deve preoccupare è l’intensità e la
durata di questi comportamenti. Se una ragazza ha una crisi di pianto prima di
un’interrogazione, o fa una tragedia perché non è stata invitata a una festa
non è di per sé preoccupante. Se invece il solo pensiero dell’interrogazione le
crea un panico prolungato o non la fa dormire o smette di mangiare, allora è
necessario porsi delle domande". Anche la vita sociale è un’importante
cartina tornasole. "I timori e le insicurezze tendono a suggerire
comportamenti astensionistici, cioè ci sono giovani che pensano che se non
giocano non rischiano di perdere: è una forma di autotutela che però li
danneggia", aggiunge Barrilà.
La scuola
I brutti voti, invece, non sono necessariamente un sintomo di malessere. "Il rendimento scolastico può essere un indicatore solo quando vi è un calo improvviso e poco motivato. Ma in questi casi l’accento non va posto sulla pagella intesa come perdita di efficienza, ma sulle ragioni che portano un adolescente a trascurare i propri compiti sociali, danneggiando i propri interessi”. Quando si parla di performance poi, si rischia spesso di cadere in un conflitto di interessi perché il genitore è osservatore e osservato. “Gli adulti tendono a preoccuparsi della ricaduta sulla propria immagine, del giudizio che gli altri possono dare alle loro qualità genitoriali. Se poi parliamo di una persona incline a sentirsi un incapace, gli insuccessi del figlio non faranno che aumentare il suo malessere, ragione che andrà ad aggravare la pressione famigliare, dando inizio a un percorso di incomprensioni dal quale sarà difficile capire se il genitore cerca di proteggere il ragazzo oppure sedare le proprie ansie”.
Osserviamo i nostri figli
“I figli vanno osservati e mai spiati”, continua rasserenante Barrilà. “Se si guardano bene si coglie in profondità il loro mondo interiore. Se invece il rapporto tende verso atteggiamenti polizieschi qualcosa non va, anche perché un ragazzo che scopre di essere spiato perderà la fiducia nel genitore per sempre”. Sembra scontato ma non lo è affatto. "Un giorno un mio paziente mi raccontò di essere tornato a casa da scuola molto nervoso perché aveva preso 3 in latino e la fidanzata lo aveva lasciato. Preso com’era dai suoi drammi aveva lasciato lo zaino sul divano e si era seduto a tavola con il broncio. La madre non si era neppure accorta dei suoi occhi rossi e gli aveva fatto una scenata per il disordine che aveva lasciato. Ecco, questo significa non vedere".
Le domande giuste da fare
Lucattini
poi, è convinta che ci sia una domanda semplice ma fondamentale da porre ai
figli, ma anche a sé stessi: perché ti comporti così? "Probabilmente i
ragazzi non saranno in grado di rispondere ma il quesito avrà in ogni caso un
risvolto benefico perché i figli si sentiranno pensati. Sentiranno che i
genitori non vogliono solo educarli e controllarli, ma desiderano capirli e si
sforzano per farlo, cercano di mettersi nei loro panni: i ragazzi hanno bisogno
di sentire che gli adulti si interessano a loro, che li pensano con affetto e
attenzione". E qui arriva la buona notizia: "Questo meccanismo vale
fin dai primi anni di vita, ma non è mai troppo tardi per cominciare, perché i
figli accolgono sempre le aperture e amano i loro genitori anche quando sono
carenti".
Adelia Lucattini
Adolescenza:
decodificare i segnali, comprendere i comportamenti e parlare con i figli
di Rita Balestriero
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