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E SE LA SCUOLA DI OGGI DISORIENTA I GENITORI?

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I genitori di oggi vengono da un sistema scolastico profondamente diverso rispetto a quello che i loro figli sono chiamati ad affrontare. Sono davvero pronti al confronto?


I CAMBIAMENTI RICHIEDONO SEMPRE LUNGHI TEMPI DI ADATTAMENTO

Negli ultimi 15 anni l’Italia ha assistito a profonde trasformazioni del sistema scolastico, a partire dalle "scuola dell'infanzia", l'ex scuola materna, fino alle "scuola primaria di primo grado", l'ex scuola elementare, e alla "scuola primaria di secondo grado", l'ex scuola media. I cambiamenti sono stati tali che molti genitori hanno ancora qualche difficoltà a chiamare la scuola con la nuova definizione e continuano a parlare di “asilo”, “elementari” e “medie”, provocando talvolta disorientamento o irritazione nelle insegnante, come se fosse una mancanza di rispetto, quando si tratta invece molto spesso di una reale difficoltà al cambiamento, nel nome e nella sostanza.

QUANDO C'ERANO LO ZECCHINO D'ORO E SAN REMIGINO

La generazione di genitori che adesso ha fra i 30 e i 50 anni proviene da un sistema scolastico strutturato in modo profondamente diverso, dall'inizio della scuola e alla durata delle vacanze estive.
I genitori ricordano ad esempio con grande piacere San Remigino, il santo patrono degli studenti che cade il 1 ottobre, di cui bambini e ragazzi di oggi e spesso non hanno mai sentito parlare.
San Remigino a volte veniva ricordato anche perchè associato allo "Zecchino d'Oro" che ha fatto cantare generazioni di bambini e alcune banche regalavano per l’occasione a tutti gli alunni un salvadanaio o il primo libretto al portatore per i primi risparmi; ormai rari esemplari affettuosamente conservati nelle case dai nonni più premurosi.

Nelle scuole "di campagna", l'orario scolastico era 9-12.30, il tempo prolungato non era mai stato ipotizzato e le vacanze estive duravano dai primi giorni di giugno fino al 30 settembre.

IL "TU AUTOMATICO" ALLE MAESTRE!

L'insegnante prima era unico, svolgeva tutto il programma scolastico affiancato da un sacerdote per "religione" ed era investito di grande autorità che spesso richiedeva il "lei".

Oggi si parla di insegnante prevalente e di insegnanti di affiancamento, di ore in compresenza di più insegnanti di materie svolte parallelamente e intersecate tra di loro, con grandi risultati dal punto di vista dell'apprendimento e della produttività. 
Educatori e insegnanti di sostegno per i bambini che ne abbiano necessità.

I bambini oggi non portano più il grembiulino né il fiocco, danno del tu alle insegnanti e le chiamano per nome. 
Molti genitori rischiano di rimanere disorientati di fronte a un sistema scolastico in cui l'insegnante sembra assomigliare più a una vice-mamma o a un vice-papà, piuttosto che a un'autorità che impartisce educazione e istruzione ai propri figli.

LA PAURA DEGLI "EQUIVOCI"

Il pericolo maggiore è quello di equivocare quello che è un cambiamento nelle modalità di rapporto con l'insegnante con un cambiamento sostanziale riguardo all'autorità e all’autorevolezza dell'insegnante sui figli. 
I bambini sanno distinguere benissimo tra la famiglia e la scuola, tra i genitori e gli insegnanti. 
Non equivocano, sanno perfettamente che l'insegnante a cui danno del tu e chiamano per nome non è né un genitore né un familiare. 
La questione importante è che anche le insegnanti lo sanno perfettamente e non hanno mai dubbi sul loro ruolo, essendo a loro volta spesso genitori con famiglia che affidano i bambini a colleghi.

LA SCOMPARSA DELLE "CLASSI DIFFERENZIALI"

Un altro importante frutto di questa riforma epocale della scuola è stato la possibilità di frequenza offerta anche ai bambini disabili, con Disturbi Specifici dell'Apprendimento, depressi o con disturbi evolutivi o emotivi, oggi inseriti all'interno di un gruppo classe e di un sistema scolastico che non esclude e emargina, facendo anzi della diversità un valore attraverso il quale non solo il bambino "diverso" può essere inserito a pieno nel contesto sociale e nel gruppo dei pari, ma anche gli altri possono avvicinarsi con occhi e affettività diversi alle difficoltà dei propri compagni di classe e amici. Questo approccio rende i bambini più sensibili, più comprensivi, più abituati a non stigmatizzare le difficoltà e le differenze, proprio attraverso l'affetto e l'amicizia.

IL TIMORE DI "TROPPA" DIVERSITA'

Si osserva che a volte i genitori non sono abituati a questo tipo di situazione come esperienza personale, e dimostrano diffidenze, preoccupazioni, reticenze, difficoltà anche di accettazione, unicamente per il timore che la presenza di bambini diversi possa in qualche modo condizionare negativamente l’apprendimento dei figli o crear loro delle difficoltà psicologiche che non sono abituati ad affrontare, poiché ai loro tempi questo tipo di situazioni non c'erano.

È in qualche modo paradossale che i genitori non siano preoccupati del sovraffollamento di alcune classi, in cui posso esserci anche 28-30 bambini, ma lo siano invece dei bambini che hanno il sostegno, affetti da "sindromi dello spettro autistico", che hanno l’insegnante di appoggio o l'educatore specializzato in disturbi specifici dell'apprendimento.

Questi bambini sono di gran lunga numericamente inferiori e, avendo a disposizione un corpo docente ben più nutrito e soprattutto formato, rispetto ai loro tempi, non creano alcun “problema” alla classe”.

TANTI LIBRI, LE SCHEDE E NUOVO MATERIALE SCOLASTICO...

Un altro elemento di disorientamento che richiede una certa capacità di adattamento dei genitori è che in passato esisteva un unico libro in prima e in seconda elementare, testo che poi veniva affiancato dal sussidiario in terza elementare.
Di rado esisteva il libro delle vacanze e per lo più era volontario e liberamente scelto dei genitori.

Oggi la molteplicità dei libri di testo e delle attività scolastiche, che ormai comprendono anche lo studio della musica, del teatro, della pittura, l'educazione motoria (e non più fisica!), l'apertura a cibi di tutte le nazionalità, il mercatino solidale, sono indubbiamente situazioni alle quali i genitori devono abituarsi ed è giusto e corretto dar loro il tempo di farlo, anche “sopportando” una parte delle loro rimostranze o alcune diffidenze.

QUANDO E QUALI GLI "SCOGLI" PRINCIPALI?

Solitamente ai cambiamento di ciclo scolastico, quando dal nido si passa alla scuola dell'infanzia, che è già una prima scolarizzazione, e quindi col passaggio alla scuola primaria, ovvero alla prima elementare, rispetto alla quale i genitori hanno fortissime preoccupazioni sulle capacità di apprendimento, di scrittura e lettura dei figli.

Raramente viene detto che apprendimento della lettura e della scrittura sono attività per cui i bambini sono predisposti naturalmente, tranne nei casi in cui ci siano disturbi specifici, rispetto ai quali ormai ci sono tecniche riabilitative e metodi dispensativi e compensativi, per cui non costituiscono più una difficoltà "oggettiva" come un tempo (rimane dunque soltanto il problema" soggettivo" del bambino che ne è portatore e che quindi può sviluppare, se non intercettato tempestivamente ed aiutato, sentimenti di inferiorità e depressione).

In tutti gli altri casi, l'apprendimento di lettura e scrittura è geneticamente determinato, un "potenziale" insito nella natura stessa degli essere umani
Certamente questo non è un problema per l'insegnante e non lo è neanche per i bambini, ma può esserlo per i genitori: alcuni ad esempio fanno prendere ripetizioni ai figli durante l’estate affinché arrivino scuola avendo già imparato a leggere e a scrivere, senza considerare che questo renderà il primo anno scolastico dei loro figli una "noia mortale", poiché non saranno attratti dall'apprendere cose nuove insieme agli altri bambini ma troveranno noioso e ripetitivo quello che le insegnanti proporranno loro come previsto dal programma scolastico.

"IL MISTERO" DEL PROGRAMMA SCOLASTICO...

Certamente esistono molte differenze rispetto al passato: mentre in precedenza esisteva un programma ben definito, con dei punti e delle linee marcate in modo chiaro, oggi il percorso scolastico è diviso nei primi tre anni, dalla prima alla terza, e negli ultimi due, che si concluderanno senza l'esame di quinta elementare.
Questa apparente "fluidità", che ha delle ragioni profonde e che ha dato un impulso positivo all'apprendimento e alla valutazione dei bambini, disorienta molto i genitori, soprattutto nel corso dei primi anni.
I genitori finiscono poi per tranquillizzarsi quando vedono i progressi dei figli all'interno di un programma che può essere diverso nel suo svolgimento da classe a classe, da insegnante a insegnante, ma che li porterà, al termine di ogni ciclo, ad avere lo stesso tipo di preparazione e apprendimento.

USCITE D'ISTRUZIONE A CAMPI SCUOLA. E LE "GITE SCOLASTICHE"?

Per quanto se ne parli poco questo è stato un fattore scioccante per i genitori: in passato le uscite erano rare o non esistevano i campi scuola, si parlava di “gite scolastiche” e raramente queste avvenivano con pernottamento durante le scuole elementari, prevalevano le uscite di un giorno che si svolgevano prevalentemente in città. 

In molte scuole invece il campo scuola, che equivale alla vecchia gita scolastica, avviene già nei primi anni, con pernottamenti fuori e qualche stimolante e interessante attività che ha a che vedere con la natura, l'arte, l’esplorazione, ed esperienze sensoriali e artistiche che vengono fatte in situazioni assolutamente protette e in luoghi dedicati (fattorie, birdwatching, riserve naturali, parchi archeologici, musei per bambini, laboratori appositi, mostre dedicate, etc).

Per genitori di famiglie nucleari come sono spesso oggi, in cui il nucleo familiare spesso non è allargato, la gita scolastica è il primo vero grande momento di separazione dai figli ed è dunque vissuto con grande apprensione. 
Alcuni genitori non riescono a inviare i propri figli o si propongono come accompagnatori delle insegnanti. In questo senso sarebbe necessario un lavoro con i genitori, un lavoro di preparazione a queste separazioni, per quanto brevi, che potrebbe aiutare anche i bambini ad affrontare meglio queste esperienze, che sono senz'altro da un certo punto di vista traumatiche perché li pongono di fronte a un allontanamento dalla loro casa e dal loro ambiente abituale, ma che li inseriscono ancor meglio nel gruppo classe e li emancipano come capaci e degni di fiducia, tanto da poter fare un'esperienza scolastica più complessa, costruttiva, educativa e di crescita.

Potremmo dire che le uscite scolastiche rappresentano una crescita di ritorno anche per i genitori e per tutta la famiglia, proprio grazie a questo nuovo tipo di esperienza, che in passato non esisteva se non in rarissimi casi.

COME UNA MARGHERITA: GREMBIULE-SI, GREMBIULE-NO...

Per i genitori la prima preoccupazione manifesta, di solito, è che i bambini si possono sporcare, ma dopo poco tempo imparano che esistono i "vestiti per la scuola", prevalentemente sportivi, come le tute da ginnastica, che permettano loro di muoversi in libertà nella classe e a ricreazione…e che le griffe non sono poi così importanti!

Questa distinzione tra vestiti per la scuola, vestiti per la casa e i vestiti per le occasioni è una grande opportunità che viene offerta per introdurre il concetto di “momenti diversi nella vita”, nella giornata, sanciti anche da modalità diverse di abbigliamento.

Si tratta di un tipo di esperienza che era abbastanza comune in passato, in cui c'era il vestito per tutti i giorni e quello per la festa e che si è andata perdendo per diverse ragioni sia sociali che culturali.

Una scansione dei momenti della vita anche attraverso l'abbigliamento aiuta visivamente i bambini a scandire il tempo e a differenziare situazioni diverse. In questo senso, la mancanza dei brand potrebbe essere vissuta e vista come un'opportunità, che permette e induce inevitabilmente a mantenere una certa autodisciplina.

Starà poi alle insegnanti, ai genitori e anche i bambini stessi, insegnare e imparare a darsi reciprocamente delle regole di auto, delle limitazioni e una reciproca regolamentazione.
Si tratta insomma di una delle tante occasioni per imparare a distinguere tra forma e apparenza, tra sostanza e vacuità.

NUOVE SCOPERTE TUTTI INSIEME!

Il nuovo sistema scolastico, che indubbiamente richiede fatica e dedizione aggiuntivi ai genitori, superate le difficoltà iniziali può essere un'occasione di rinnovamento interno e può permettere una migliore comprensione dei cambiamenti a cui i genitori stessi e i figli sono andati e andranno incontro, essendone un'espressione e un’anticipazione.

Il nuovo sistema scolastico permette non soltanto ai bambini ma anche ai genitori e alle loro famiglie di adottare modi diversi per affrontare una realtà che è cambiata nel tempo e che esige approcci, risposte e atteggiamenti psicologici, emotivi e pratici diversi rispetto al passato, sia nelle difficoltà che negli aspetti positivi e creativi che i cambiamenti portano con sé.


Adelia Lucattini



Leggi l'articolo originale della giornalista e scrittrice Sara Ficocelli:
"I bambini e la scuola nel 2016.Quanto sono pronti i genitori?"
Pubblicato su: Il Tirreno.it - Benessere & Salute


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