Il Cyberbullismo è un fenomeno tipico degli
adolescenti.
Vediamo di cosa si tratta.
Il fenomeno del bullismo, ovvero il “comportamento da bullo,
arrogante e sfrontato”, è inteso abitualmente come un atteggiamento di
sopraffazione sui più deboli, per lo più con riferimento a violenze fisiche, e
si riscontra in modo particolare in ambienti scolastici e giovanili.
L’enciclopedia Treccani definisce e spiega in modo esemplare il concetto,
precisando come col termine cyberbullismo si debba intendere il bullismo
virtuale, compiuto mediante la rete telematica, tramite il web.
Nel giro di pochi anni il fenomeno si è fortemente ampliato
e ha preso proporzioni tali da richiedere un intervento legislativo specifico
(vedi Disegno di legge, 20/09/2016 n° 3139, "Disposizioni per la
prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo"),
così da arginare l’incessante e repentino reclutamento in rete di "bulli
digitali" o cyberbulli.
Un elemento particolarmente dannoso del cyberbullismo
consiste nell’effetto di amplificazione di episodi che nel bullismo abituale
sono comunque autolimitati, dato che il gruppo di bulli non può essere più
grande di tanto, a meno di non trovarsi in presenza di una gang giovanile,
delinquenziale e con comportamenti antisociali.
QUAL'E' LA PSICOLOGIA DEL BULLISMO?
Innanzitutto bisogna specificare che il termine bullismo è
una traduzione adattata, in italiano, del termine inglese “bullying”, usato per
definire dei comportamenti di prepotenza tra bambini adolescenti, mai tra gli
adulti, la cui caratteristica principale
è la malversazione fisica o psicologica e i comportamenti aggressivi e negativi
prolungati di una persona ma più spesso di un gruppo nei confronti di una o più
vittime.
Non è secondario tenere presente che la parola, in inglese,
deriva proprio da "bull", ovvero "toro", che ne rappresenta
l'immagine irascibile istintiva, basata sulla forza, utilizzata per
rappresentare l'aspetto violento e incontrollabile del comportamento agito dei
bulli.
Il termine bullismo è quindi nato nel tentativo di comprendere la
psicologia dei bulli; negli ultimi anni sono state adottate strategie per
aiutare le vittime, tenendo sempre presente che i bulli sono a loro volta
ragazzi in difficoltà o con un forte disagio interiore o psicologico,
solitamente essi stessi vittime da parte di ragazzi più grandi di violenze
psicologiche e fisiche, anche all'interno della famiglia, e anche di quella
allargata (non necessariamente solo da parte dei genitori).
Il bullismo, perché sia tale, deve implicare un avere
propria persecuzione, con atti di prevaricazione frequenti e ripetuti nel tempo
che causino nelle vittime sensazione di emozioni negative, soprattutto paura,
insicurezza, disistima, preoccupazione e depressione.
PERCHÈ' NON SI PUÒ PARLARE DI BULLISMO NEGLI ADULTI?
Nel bullismo gioca un ruolo fondamentale il gruppo.
Il gruppo è un elemento
tipico degli adolescenti e dell'età evolutiva che negli adulti sostanzialmente
è stato sdoganato con la vita di coppia e familiare, e anche perché negli adolescenti il gruppo ha spesso una componente identitaria, anche se negativa, delinquenziale e
prevaricatrice.
L'adulto si presuppone che ormai abbia un’identità definita
e quindi, quando agisce dei comportamenti aggressivi, svalutanti, offensivi o
denigratori nei confronti di un altro adulto, lo fa scientemente, sulla base di
un sadismo che molto spesso negli adolescenti non c'è, e per questo lo stesso
fenomeno negli adulti non può essere chiamato bullismo ma rientra nell’ambito
dello "stalking".
FANTASIA E REALTÀ SONO SFUMATI NEGLI ADOLESCENTI
È importante specificare, inoltre, che nell'infanzia e
nell'adolescenza il confine tra realtà e immaginazione, reale e virtuale, è
sfumato.
Talvolta gli adolescenti non si rendono conto quanto aggressioni via
web possano colpire e ferire profondamente, esattamente come le percosse
fisiche o le aggressioni di persona.
Di questa confusione tra fantasia e
realtà, tra immaginazione e verità, sono vittime sia i cyberbulli che le
cybervittime.
Gli adolescenti non si nascondono a differenza degli adulti, ma anzi "si
mostrano" nel e sul web, navigandoci sopra e dentro, senza piena
consapevolezza dei rischi e delle conseguenze, anche quando persecutori.
Nel bullismo non c'è mai un'intenzione di uccidere la
vittima ma di prevaricarla allo scopo di dimostrare la propria supremazia e la
propria superiorità, spesso traendone dei vantaggi secondari come denaro,
merende, favori, così da avere una corte di servitori e schiavi assoggettati al
proprio potere che però ha bisogno di essere consolidato dalla debolezza
dell'altro.
UNA LEGGE SPECIFICA PER IL CYBERBULLISMO?
Se ci atteniamo alla psicologia sottesa ai due tipi di
situazione e all'età, poiché il bullismo è tipico dei bambini e degli
adolescenti mentre lo stalkimg è tipico degli adulti, la risposta non può che
essere che sì, sia dal punto di vista normativo che delle risposte e dei
provvedimenti sanitari da approntare nelle due situazioni, provvedimenti che
dovrebbero essere differenziati, separati e, in definitiva, diversi e specifici.
Nel bullismo va data maggiore attenzione al disagio
psicologico delle vittime e dei persecutori, alla regolamentazione del web,
all'educazione alle nuove tecnologie, e va fatta menzione e sottolineato il
lavoro egregio che la Polizia Postale sta facendo nelle scuole, dando
informazione e formando bambini e adolescenti sull'utilizzo e sui rischi della
rete.
Adelia Lucattini
Leggi l'articolo originale della giornalista e scrittrice Sara
Ficocelli:
" Cyberbullismo e cyberstalking: che differenza c’è?"
Pubblicato su: La Nuova Ferrara.it-Benessere & Salute