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AMORE O CONTROLLO? LA TENTAZIONE DI DIRE SEMPRE AI FIGLI COSA FARE E COSA NON FARE


Come è meglio chiedere le cose ai propri figli? 
Esiste un momento in cui sarebbe meglio smettere di farlo? Vediamo insieme come  gestire al meglio comunicazione con i ragazzi.

Le mamme sembrano le più propense a dare consigli non richiesti o a non poter proprio resistere alla tentazione di darne ma anche i papà di oggi si stanno rapidamente adeguando!


L'ELENCO TELEFONICO
DEI "SI FA"-"NON SI FA"

Nell’elenco dei “si fa” e non “si fa”, c’è di tutto, a partire da cosa, quando e come si mangia, come ci si prende cura di sé e delle proprie cose, come si saluta, fino all’inossidabile: “Non sudare”, per i figli che giocano.


COSA SPINGE UN GENITORE A DARE CONTINUAMENTE "ISTRUZIONI PER L'USO"?

Innanzitutto, c’è un intento educativo. Fornire delle indicazioni ai figli, infatti, è una necessità e uno strumento essenziale per la loro crescita.
Ma è importante sapere che per i bambini  ricevere istruzioni e indicazioni è importante perché li aiuta a costruire la propria identità personale.
Per identificazione con il genitore o per differenziazione, attraverso l’opposizione.
E non è tutto: educare attraverso le istruzioni ha un importante valore "catartico" per i genitori perché permette loro di ripercorrere le tappe della propria crescita, riuscendo spesso a rielaborare gli aspetti negativi vissuti durante l’infanzia e l'adolescenza.


LE MAMME DEI PAESI DEL NORD EUROPA SEMBRANO MENO PRESSANTI DELLE MADRI "LATINE". MITO O REALTÀ?

La vera differenza con lo stile educativo italiano è la precocissima scolarizzazione: i bambini anglosassoni vivono in gruppo e trascorrono la maggior parte del loro tempo a scuola.
In Italia, al contrario, l’educazione è prevalentemente e, in alcune regioni esclusivamente, demandata alle famiglie. Risultato: mentre in molti stati esteri, la disciplina e il controllo sono affidati alle istituzioni, gli italiani hanno un’educazione più improntata all’autodisciplina e all’autocontrollo.



ESISTONO MODI PIÙ EFFICACI PER COMUNICARE CON I FIGLI?

Se questa è la cornice di riferimento, dunque, più che notare la quantità di istruzioni, bisognerebbe fare attenzione alle modalità con cui sono veicolate.
Per esempio, quando sono impartite con eccessiva assertività, rigidità o con richieste di obbedire in modo acritico, senza comprendere il significato di quello che si deve fare.
Attenzione anche se le richieste sono presentate in modo aggressivo o punitive. Una mamma stanca, depressa o ansiosa tenderà ad avere richieste rispetto all’ordine o agli orari sproporzionate per l’età dei figlio o per le modalità di applicazione, magari con pochissima elasticità.
Nei figli, tutto ciò può tradursi in un disagio o forme di ansia che possono manifestarsi con estrema accondiscendenza o, all’opposto, con un ritiro, ovvero un rallentare nei momenti in cui bisognerebbe invece vestirsi, uscire di casa, ricordarsi le cose.
Questo non avviene in opposizione alla mamma, ma come una difesa rispetto a richieste che il bambino sente o teme di non riuscire a svolgere adeguatamente e, dunque, rinuncia per non rattristare o far arrabbiare la mmma.


COSA SUCCEDE SE LE RICHIESTE  SONO PRESSANTI E CONTINUE?

Richieste pressanti possono tradursi in ragazzini rigidi, ansiosi, preoccupati di non essere all’altezza delle situazioni, con una scarsa tolleranza della frustrazione e della possibiltà di sbagliare.
In questa situazione i bambini prima e poi gli adolescenti possono sviluppare una forte persecutorietà interna e diventare aggressivi, in modo diretto o meno, nei confronti dei coetanei, su cui hanno la necessità inconscia di scaricare la tensione accumulata per le situazioni che ritengono oppressive o ingiuste vissute in famiglia.


ALCUNI IDEE PER COMUNICARE AL MEGLIO

1- Spiegare, rispettare i tempi e lasciare spazio

Accompagnare le istruzioni da spiegazioni, permette ai figli di verificare facendo esperienza, sia nel senso di seguire le indicazioni da piccoli, sia nella direzione di non seguire le indicazioni che è tipico della ribellione adolescenziale che, se ben gestita e guidata, può essere uno strumento efficace per la crescita.

2- Dare poche istruzioni e chiare

Con i bambini più piccoli, che devono ancora sviluppare la “memoria procedurale” cioè la capacità di eseguire in sequenza comandi e richieste, è importante dare poche istruzioni e chiare e attendere che eseguano il compito, prima di impartire una seconda richiesta, per evitare confusione e immobilismo.

3- Dare tempo tra la la prima e la seconda richiesta

Quando i figli crescono, si possono avanzare più richieste, ma bisogna dare il tempo di eseguirle.
Per un adulto non è semplice non affrettare i tempi, ma istruzioni martellanti possono portare i figli a non ascoltare, perché infastidi o convinti di un’invasione nel loro spazio e nelle loro libertà.

4- Non precedere i desideri dei figli

Un genitore che richiede poco, che agisce in anticipo, sostituendosi ai figli anche nelle cose pratiche, corre il rischio di non favorirne l’autonomia allo stesso modo di uno eccessivamente richiedente che impartisce disposizioni ed ordini, che vuole che le cose vengano fatte in un certo modo, con certi tempi e in sequenze precise.

5- Giocare con autoironia su proprie piccole "manie" di genitori

Se una mamma o un papà petulanti o richiedenti ma  non aggressivi, svalutanti o ritorsivi, alla distanza sono visti con benevolenza, specie se sanno essere autoironici rispetto alle proprie "manie",  “fissazioni", bisogni di ordine e organizzazione.


Adelia Lucattini


Articolo della giornalista Stefania Medetti
"Genitori control freak: l’irresistibile desiderio di dire ai figli cosa fare"
Pubblicato su Repubblica.it - Lifestyle - Psico

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