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MIO FIGLIO VA A SCUOLA CON L'ANSIA. PAURA O EMOTIVITÀ?





Tutti i bambini possono avere in certi periodi della loro vita disturbi della sfera emotiva che si riflettono quasi subito nella vita scolastica,
Le difficoltà scolastiche dell’apprendimento su base emotiva sono molto più frequenti dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento. 



SENSIBILITÀ, TRISTEZZA, EMOTIVITÀ

Per i bambini  e i ragazzi che ne soffrono vengono utilizzate spesso definizioni inappropriate che rischiano di "stigmatizzarli" fin dai primissimi anni scolastici.
Sono definiti chiusi, distratti, disattenti, annoiati, irrequieti, maleducati, oppositivi, svogliati, disinteressati alla scuola, aggressivi, isolati, permalosi, senza amici. 

Ma nella maggior parte dei casi si tratta di bambini con disturbi della sfera emotiva o depressione che nell'età evolutiva si manifesta in modo specifico e diverso rispetto agli adulti. 



CALO DEL RENDIMENTO E COL TEMPO ANCHE L'APPRENDIMENTO

Talvolta presentano instabilità dell'umore, alternano cioè momenti di tristezza e depressione con momenti di agitazione ed euforia che si manifestano come irrequietezza fisica, difficoltà a stare seduti, a concentrarsi e a stare attenti con pregiudizio nel rendimento ma non nell'apprendimento, soprattutto inizialmente.

Riescono infatti ad apprendere come gli altri bambini ma non sono in grado di riferire all'insegnante, né a voce né attraverso la scrittura, poiché disturbati interiormente da emozioni che non riescono a controllare e che interferiscono con la capacità di esprimersi.



RAPPORTI DIFFICILI CON GLI ADULTI E CON I COETANEI

Col tempo però, se la tristezza  l'ansia o le paure non vengono affrontate, si potrà avere anche un calo progressivo della capacità di studiare, apprendere e andare avanti negli studi con successo.
Inoltre rendono sempre più difficili i rapporti con gli altri., sia con gli adulti che con i coetanei.


Tutto ciò procura loro grandi preoccupazioni e ansie fin da piccolissimi (3-4 anni di età), che non possono risolvere da soli.

Nei bambini si osservano diverse manifestazioni a carattere depressivo che soddisfano soltanto in parte i criteri diagnostici comunemente utilizzati per gli adulti, che hanno caratteristiche peculiari per ogni fase dello sviluppo (infanzia, latenza, preadolescenza e adolescenza). 



COSA SUCCEDE AD UN BAMBINO DEPRESSO

I casi di quadri depressivi in età evolutiva sono più frequenti di quanto ritenuto in passato.
Possono essere cronici o ricorrenti, associati a una compromissione più o meno importante del funzionamento cognitivo (del pensiero), sociale e delle capacità di adattamento nelle varie fasce d’età. 

Solo pochi rischiano però di evolvere in disturbi o patologie psicologiche più gravi. Accade se non vengono individuati e curati per tempo con una terapia psicoanalitica, molto adatta ad affrontare questi casi poiché si occupa del funzionamento globale della mente, degli aspetti psichici cognitivi, emotivi ed inconsci, favorisce la crescita, l’armonizzazione e lo sviluppo strutturale e funzionale del pensiero e delle emozioni. 

Più raramente può essere necessario, negli adolescenti, un supporto farmacologico su indicazione dello psichiatra.



IL "DISAGIO SCOLASTICO" CONTINUA ANCHE NELL'ADOLESCENZA

Il “disagio scolastico” è una delle espressioni più frequenti attraverso le quali si manifestano disturbi dell’umore, tra cui ansia e depressione, in età evolutiva.

Possono avere modalità espressive diverse: dal semplice essere di disturbo in classe, a irrequietezza e iperattività con difficoltà di apprendimento, di attenzione e concentrazione.


Nell'adolescenza, in particolare, possono manifestarsi sotto forma di un apparente o reale scarso interesse per la scuola, scarsa motivazione allo studio, basso rendimento scolastico con materie da riparare a settembre, ridotta frequenza scolastica fino all’abbandono e alla dispersione scolastica con cambiamenti di scuole, ripetute bocciature ed espulsioni nelle forme più severe, meno gestite o non riconosciute. 


Nei bambini e negli adolescenti è importante poter individuare e riconoscere tempestivamente alcuni sintomi che possono essere manifestazioni di disturbi di tipo depressivo. 


Tra questi vi sono la tristezza, la paura, sentimenti di esclusione dal gruppo, timidezza e vergogna, la sensazione di non essere amati, un senso di inadeguatezza e mortificazione ma anche un'incapacità di esprimere, modulare, controllare, gestire l'aggressività che viene così agita sia verso se stessi e verso gli altri (famigliari, compagni, amici, insegnanti, allenatori, etc). 
I bambini depressi possono nel migliore dei casi essere tristi e in grado di esprimerlo. 


Molto spesso, però, lo esprimono in modo specifico attraverso iperattività fisica, lamentosità, preoccupazioni per la propria salute e dei propri familiari, disturbi del sonno, enuresi notturna, trattenimento delle feci o dell'urina, dolori addominali, incidenti frequenti. 

La depressione può manifestarsi tipicamente anche attraverso la noia e il disinteresse per attività tipiche e amate alla loro età, per il gioco, le attività sportive, la compagnia degli amici
A volte manifestano anche comportamenti oppositivi e di contrapposizione agli adulti.



COME RICONOSCERE IL PROBLEMA

Esistono delle costanti nel comportamento, individuabili, che è particolarmente importante aver presenti: per esempio un rapporto molto stretto tra rabbia, aggressività e tristezza. Sia i bambini che gli adolescenti, molto spesso non sono infatti in grado di ‘dare un nome’ a quello che provano, accrescendo così il proprio disagio. 

L'intervento di un adulto che possa con attenzione, sensibilità, tatto e affettuosità, dare un nome a quello che gli sta accadendo, può essere il primo passo per permettere una crescita psicologica, affettivo e cognitiva, e quindi una presa di contatto con quei sentimenti dolorosi così difficili da vivere e gestire. 

La prevenzione parte proprio da qui: osservare, avvertire l'esistenza di un problema e interagire con il bambino o il ragazzo, primo passo per affrontare assieme la situazione.

I bambini "fanno presto". 
Se capiti, ascoltati e aiutati ai primi segnali di disagio, migliorano e si riprendono, con dei risultati sorprendenti in famiglia e a scuola!


COME AIUTARE I FIGLI IN MODO EFFICACE

Individuato il disagio, l'ansia, la paura o allertati dalle difficoltà scolastiche, il passo da fare è rivolgersi ad uno psicoanlista cioè uno psicoterapeuta specialista in Psicoanalisi (che può essere medico psichiatra, neuropsichiatra infantile o psicologo), esperto in analisi di bambini ed adolescenti e nel sostegno ai genitori.


LA CONSULTAZIONE PSICOANALITICA

L'analista dopo il primo contatto telefonico, fisserà un incontro con i genitori e in caso di specifiche necessità può incontrare anche i genitori insieme al loro figlio/a bambino o adolescente.

Dopo il primo incontro dove viene individuato il problema, raccolta la storia personale e familiare, il bambino viene visto da solo per un numero di incontri, da tre a cinque, a seconda del problema individuato. 
I genitori possono attendere in sala d'attesa o tornare dopo 50 minuti.

Infine l'analista incontrerà di nuovo i genitori per l'incontro, detto "restituzione", dove il professionista dà il proprio parere e le indicazioni rispetto alle necessità del bambino, siano esse una psicoterapia analitica, un'analisi, una valutazione con tests neuropsicologici o altro. 
Se il figlio è adolescente (dai 13 ai 19 anni), gli incontri possono essere uno o due, l'incontro di "restituzione" con i genitori ci sarà sempre se il figlio è minorenne, col suo accordo, mentre se il figlio è maggiorenne sarà necesario anche il suo consenso.

Adelia Lucattini


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Articolo di Adelia Lucattini
"Tuo figlio va male a scuola, scopri perché'
Pubblicato su D-Repubblica.it - Famiglia - Sui banchi

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Cittanuova.it

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